Il 2019 si può considerare come l’anno della “scoperta” dei podcast in Italia. Secondo i dati rilasciati da Spreaker, la prima piattaforma italiana per la creazione, distribuzione e monetizzazione di podcast, gli ascolti giornalieri di contenuti sono triplicati nel giro di pochi mesi ed è più che raddoppiata la media mensile di ascolti passando da 1.8 milioni al gennaio 2019 ai quasi 4.5 milioni di fine novembre scorso. Gli ascoltatori unici al mese su Spreaker da quasi 640mila hanno ormai sforato il tetto del milione e settecentomila utenti.
Complice nche lo zampino di Spotify che ha dichiarato di voler essere il primo player audio al mondo, non c’è dubbio che si tratti di uno sviluppo notevole, del resto più cresce la semplificazione tecnologica per l’accesso ai contenuti più il volume degli ascoltatori aumenta e questo vale per qualsiasi piattaforma.
Un altro boost lo hanno dato le collaborazioni con grosse realtà dell’editoria come Condè Nast, Gazzetta dello Sport, ANSA e con i grandi network della musica come Time In Jazz di Paolo Fresu, oltre a un’importante partnership con Satispay, leader nei servizi per il pagamento digitale.
Secondo i dati dell’Audience Network di Voxnest, la categoria business domina la Top 5 degli argomenti podcast preferiti dagli italiani, seguita da società e cultura. Subito dopo troviamo news, tempo libero e infine calcio.
Diciamo che l’industria del podcasting in Italia sta di fatto nascendo ora e questo vale anche sotto il profilo degli investimenti pubblicitari rispetto al resto del mondo che hanno monetizzato da un pezzo.
Quel che è certo è che il podcast può essere uno strumento estremamente interessante per le aziende, relativamente più “facile” rispetto al video che può dare ansia anche al più estroverso dei ceo, e con ottime prerogative di fruizione e condivisione in un’epoca in cui il multitasking ha ancora vita lunga. E poi il fascino del mezzo audio resta immortale.